BOGOTA' - in Q.I. di Flavia Vento

 

Dalla passione bruciante tra realtà e magia di Gabriel Garcia Marqez, dai soggetti dalle morbide curve di Botero e dalla travolgente musica latina di Shakira, BOGOTA’ è stata la scelta della mia nuova esplorazione.

Titubante e per niente attratto da questa città decido, spinto e convinto dal mio compagno, ad intraprendere questo viaggio oltre oceano senza aspettarmi nulla, ma semplicemente predisposto ad accogliere ogni sfumatura positiva e negativa, che questo luogo mi avrebbe regalato.

L’unica mia resistenza era la sicurezza del luogo. Spesso alla Colombia si accostano parole come Droga, Narcotrafficante, Microcriminalità e non è di certo un benvenuto incoraggiante. Munito del mio ombrello dal duplice utilizzo: proteggermi dalle mattutine piogge e come arma di difesa da eventuali malintenzionati, inizia il mio tour di Bogotà.

Bogotà è la capitale della Colombia e si trova a 2600 mt di altura. Dal tempo nuvoloso e dalle frequenti piogge ti accoglie con una temperatura simile alla nostra primavera, solo un po’ più grigia.

A fare da contorno a questa metropoli, sono delle spettacolari colline verdi – un’immagine davvero spettacolare che la rende unica nel suo genere.

Alla classica domanda fatta da tutti al mio rientro: Bogotà è sicura? La risposta non esiste - o perlomeno - non  esiste una risposta assoluta. I dati parlano chiaro, la Colombia resta uno dei paesi più pericolosi del mondo, anche se i crimini sono in rapido calo. Dalle mie arrangiate statistiche stilate dopo aver chiacchierato con qualche abitante del luogo,arrivo a sostenere che almeno un paio di volte nella vita un colombiano si viene derubati.

Bogotà è davvero enorme, possiede quasi  100 quartieri ognuno con le sue caratteristiche. A parer mio si può dividere la città in 2 grandi frazioni, che ho personalmente nominato: Parte Povera & Parte Ricca.

 

Parte Povera

La parte Povera, s’intende la parte più caratteristica della città ovvero la Candelaria, cioè il centro storico e culturale della capitale. Sulla lonely planet ed internet,  si sostiene che sia il miglior posto di Bogotà, ma gli abitanti ed io non ne siamo così d'accordo.

Le strade di questo quartiere sono disastrate e danno l’idea che originariamente fossero di ciottoli color rosso;  si arrampicano in altura creano piacevoli scorci contornati da case colorate in legno. 

Di giorno il quartiere è visitabile seppur bisogna rispettare le norme di sicurezza, ovvero esser costantemente controllati dai poliziotti - ma rimane tassativo il coprifuoco della sera, in quanto a calar del sole, questo luogo viene popolato da persone poco carine provenienti dalla limitrofa parte sud.

 

La parte principale della Candelaria è Plaza de Bolivar con la statua di bronzo di Simon de Bolivar realizzata dall’italiano Pietro Tenerani. Qui ha sede il Parlamento, il Palazzo Presidenziale, quello del Sindaco (Alcaldia) e quello di Giustizia.

Un aneddoto particolare che è avvenuto qui, è stato incontrare un anziano signore che, vestito di tutto punto,  comprendendoci stranieri, ha deciso di improvvisarsi  guida turistica. Devo dire che era molto credibile, seppur io non comprendevo nemmeno metà delle parole che diceva (lo spagnolo per ora mi manca). Ricordo con meno piacere, che aveva un passo molto veloce ed essendo il mio primo giorno di tour con un altura di quasi 3000 metri, arrancavo a stargli dietro. Alla fine del piacevole giro, il distinto signore ci ha confidato la sua storia con i suoi gravi problemi di salute – raccontandoci che la forza che lo spinge a vivere è  l’Amore e la Gioia verso se stesso e gli altri. Mi è apparso un ottimo BENVENUTO.

Esplorando il quartiere è facile rendersi conto del grado di povertà in cui vivono queste persone della “Parte Povera” – è frequente incontrare clochards che dormono sdraiati a terra anche in pieno giorno.

Tuttavia  tra un cantiere di lavori per rifare la strada e l’altro, avvolti dal perenne tempo  sempre incerto e forte nell’affrontare ogni luogo impugnando la mia arma a forma di ombrello, appare davanti ai miei occhi un carretto dall’odore di olio fritto … Non curante delle condizioni igieniche e in modalità Q.I. di Flavia Vento, ho deciso di colmare ogni male col Platanos Fritos. C’è chi sostiene che fritta sia buona qualsiasi cosa, ma il “Bananone”  della Signora del Carretto non l’ho più mangiato in nessun ristorante.

Nella Candelaria è interessante andar a visitare Il Museo dell’ Oro e Museo di Botero + Museo Moneta.

Il primo è uno dei musei più prestigiosi al mondo ed il più bello di tutta la Colombia.  Sono all’interno contenuti ornamenti d’oro, la maggior parte dei quali riferiti al periodo preispanico.  Un reperto in particolare mi ha stupito – si tratta del Poporo Quimbaya - un recipiente adibito al contenimento della calce in polvere che veniva masticata con le foglie di Coca. A farne uso  per fini ascetici, erano soprattutto gli Indios dotati di poteri soprannaturali i quali, con l’assunzione della sostanza contenuta dal bricco, ritenevano entrare maggiormente  in connessione con gli Dei…

 

Uscendo dal Museo sulla destra si trova un mercatino semicoperto. E’ coloratissimo, con borse, sciarpe, indumenti, oggetti per la casa e smeraldi.  Vi consiglio di farci una passeggiata se non altro per comprare qualche souvenir veramente autoctono.

Il Museo di Botero e della Moneta (gratuito) sono nello stesso edificio. Il primo è letteralmente “pazzesco”!!! Contemplare i simpatici quadri di Botero nelle dimensioni originali è divertentissimo. A parer mio i soggetti EXTRA LARGE dell’artista hanno un duplice scopo: quello artistico fatto di ammirazione delle tecniche applicate dal pittore e l’altro - più ludico ma che nessuno dichiara – riuscire a non farci sentirei del tutto fuori forma alla visone di tali dipinti.

Per questo motivo mi sono regalato 2 stampe di Botero, di un uomo e una donna nudi.  Tornato dal viaggio ho appeso questi quadri nel mio bagno, per avere la possibilità di rendermi soddisfatto del mio fisico ogni qualvolta esco dalla doccia e mi trovo a specchiarmi…

Il Museo della Moneta l’ho trovato noioso, forse perché passavo dalla poesia dei quadri di Botero a qualcosa di meno colorato ed estroso. Per gli amanti dell’economia è sicuramente interessante ammirare l’evoluzione economico-monetaria che il paese ha avuto.

Considerata la poca attenzione da me prestata alla visita, riesco solo a descrivervi che si tratta di un percorso, in ordine cronologico, che inizia dal baratto precolombiano di vasi, passando per le rudimentali monete delle epoche successive, fino a i giorni nostri. Il tutto termina con l’esposizione di oggetti sacri, tra cui 2 straordinarie Custodias (ostensori). Purtroppo alla mia visita non erano presenti perché in prestito a qualche museo... Forse ammirando uno di questi  composto da: 4902g di oro puro, con incastonati 1485 smeraldi, uno zaffiro, 13 rubini, 26 diamanti, 168 ametiste, 1 topazio e 62 perle avrei attribuito di certo più VALORE al posto.

Rimanendo sul concetto “VALORE”  nella Parte Povera della Candelaria  è presente uno dei palazzi contenti il patrimonio prezioso della Colombia: Gli SMERALDI.  

Il PALAZZO dei SMERALDI si trova in Av. Jimenes, a circa 200 metri dal centro internazionale. 

Si tratta di una struttura a due piani popolata da negozi dove è possibile acquistare a prezzi molto convenienti e con certificato di garanzia valido, smeraldi di tutti i tipi.  Dedicateci almeno  4 ore perché uno smeraldo è qualcosa che deve essere acquistato in Colombia, soprattutto per avere l’opportunità di visitare questo posto e giocare a fare i ricchi confrontando le varie pietre come se foste intenditori.

Un mio consiglio è di diffidare dalle persone che vi fermeranno appena fuori dal Palazzo, cercando di vendervi smeraldi a prezzi estremamente economici… Questi Signori vi fanno acquistare pietre che non sono smeraldi veri e il certificato di garanzia da loro rilasciato è finto e senza alcun valore. Visto il viaggio oltreoceano vale la pena spendere un pochino di più, ma tornare certi di aver portato una preziosa ed originale Pietra. Ricordate sempre di essere in un paese che non è portavoce di sicurezza e seppur sono convito che – come da mio consiglio - impugnerete un resistente ombrello comprato proprio per il viaggio, vi suggerisco di rincasare nel vostro Hotel  (meglio con un taxi) a mettere in salvo gli “Esmeraldas” appena acquistati.

 

Parte Ricca

La Zona Ricca di Bogotà va dalla 70esima alla 95esima calle. Vi consiglio di prenotare qui l’Hotel sia perché è una delle zone più sicure, sia perché è qui che la sera si concentra la maggior parte della vita notturna “sicura” Bogotana.

Qui potete ammirare il PARQUE 93, che si tratta semplicemente di una piazza con intorno numerosi ristoranti, tra cui CREPES&WAFFEL. Questa Catena di ristoranti, offre lavoro solo a donne in difficoltà ed è sempre molto affollata. Potete gustare un piatto che ho considerato squisito: Panne Cook. E’ una forma di pane che viene svuotata dalla mollica e condita con ciò che viene proposto. Spesso ci viene inserito all’interno del pollo con funghi che rende il tutto davvero squisito.

Il locale è famoso anche per i gelati giganti. Da italiano quale sono, posso affermare che la differenza con quello italiano è davvero impercettibile.

A circa un kilometro di distanza è presente la Zona T oppure Zona Rosa dove è presente il centro commerciale Andino e numerosi altri negozi di prestigiose marche anche italiane.

Questa zona viene definita “T” in quanto la strada principale si incontra con quella perpendicolare formano la lettera T. Qui, particolarmente la sera, si popola di giovani ragazzi che frequentano la zona per divertirsi, mangiare o prendere qualcosa da bere in uno dei numerosi pub che circonda il posto.

 

Cerro De Monserrate                             

Orgoglio dei Bogotani, Monserrate è la vetta della montagna sormontata da una chiesa bianca che padroneggia la città. Ad una altezza di 3152 metri, questo posto consente di ammirare ogni angolo di Bogotà.

Per arrivare al punto di salita vi consiglio di prendere un taxi nonostante dalla Candelaria c’è una stradina percorribile a piedi ma dove anche l’ombrellarma  non vi tutelerebbe da nulla.

La Cima è raggiungibile o lungo una ripida salita di 1500 gradini con alto rischio di borseggi, fatta soprattutto dai devoti, oppure con il teleférico (funivia) ad un prezzo veramente basso.

Raggiunta la chiesa presente sulla vetta vi renderete conto dei numerosi devoti del posto in pellegrinaggio, perché alla statua del Santo contenuta all’interno sono stati attribuiti numerosi miracoli.

Passeggiate nelle limitrofe stradine intorno alla chiesa popolate per lo più da negozi di souvenir.

Davanti alla chiesa è posizionato un Ristorante che non ho testato. Dicono si mangi molto bene ma che si paga anche meglio. Probabilmente a far salire il prezzo è il contesto in cui si trova.

 

 

Santa Barbara

Sempre nella Zona Ricca, suggerisco di andare a visitare Hacienda Santa Barbara. Si tratta di un quartiere molto bohemienne che inizialmente era una città a se rispetto a Bogotà.

In questa frazione è possibile respirare un’aria differente molto meno moderna, caratterizzata da stradine simili a piccoli borghi italiani con tanto di piazza principale. Il tutto è contornato da negozietti vintage e pittori di strada. Mi ha particolarmente affascinato perché è stato come vivere un aspetto di questo paese più affine ai miei gusti, nel quale mi sono sentito sicuro di abbandonare la mia “ombrellarma” e respirare l’atmosfera pacifica del luogo. Nel quartiere è presente anche un centro commerciale in stile coloniale interessate da visitare.

 

Un altro posto che suggerisco di visitare sempre nella parte Nord è Parque Simon Bolivar. Con i suoi 360 ettari può essere considerato alla stregua del fratello newyorkese Central Park. E’ davvero una porzione di verde della città che merita essere esplorata con laghi, piste ciclabili e molte altre attrattive.

Non distante dal Parco è presente l’Orto Botanico. Potete benissimo evitare di visitarlo e come citato anche in questo caso dal mio compagno in stretto accento romano “Me pare Villa Panphili  messa pure peggio”…. Sembrerà strano, ma nonostante il clima molto favorevole ad ogni tipo di coltivazione di piante, fiori o arbusti - l’orto è molto poco popolato e tenuto male. Siamo entrati curiosi di ammirare le orchidee, per altro pubblicizzate, ma non c’è stato verso di trovarle in nessun angolo.

 

Zipaqirà

Fortunati del fatto che conoscevamo persone del luogo, abbiamo colto l’opportunità di fare una gita fuori porta,  fuggendo dalla capitale dai palazzi di vetro per arrivare a Zipaqirà.

Si tratta di una cittadina a 50km a nord della capitale nota per le sue miniere di sale. Abbiamo visitato la più famosa – Catedral de Sal - a 190 metri sotto terra. Il percorso per accedervi è strutturato come una via Crucis che termina in un’immensa Cattedrale scavata nel Sale. E’ obbligatorio prendere parte alle visite guidate di gruppo, tuttavia anche se non parlate spagnolo il tutto è molto comprensibile ed intuitivo.

Dopo la visita, i nostri amici autoctoni, ci hanno portato per pranzo al centro città. Li troverete una via con tipici ristorantini Colombiani uno dopo l’altro, stile fraschette d’Ariccia.

Proprio come ai Castelli Romani, fuori ogni ristorante c’è un individuo che spinge per far scegliere il suo ristorante rispetto ad un altro. Vi racconto quanto da me vissuto:

Immaginate lo scenario di una strada alla cui destra e sinistra ci sono locande con persone fuori. Passando con la macchina abbiamo rallentato per valutare la scelta di un ristorante rispetto ad un altro. Ero tranquillo, senza ombrellarma, sorridente e lobotomizzato in puro stile Flavi a Vento, quando mi vedo circondare l’auto da persone gridanti non so cosa… Il primo pensiero è stato quello di essere vittima di un attentato e che sarebbe esplosa la macchina da lì a poco – chiedendo, ho compreso che era un loro modo per accaparrarsi il cliente…

Un infarto e 2 stent dopo, eravamo seduti da “Rocco lo Zozzone” – cosi da me denominato per vie delle incerte condizioni igieniche, a mangiare abbondati pietanze colombiane dal sapore delizioso. Una volta seduti, il proprietario è venuto a prendere l’ordinazione e comprendendo sempre il 30% delle parole, mi sono soffermato nell’ascoltare alcune tipiche espression della lingua spagnola colombiana:

1-      Tutto per loro e piccolo. Coca cola è “Cocacolita”. La chiusura dei sostentivi  in “ITO”, “ITA” è frequentissima nella lingua parlata.

2-      Penso sia uno dei popoli più servizievoli  ed amorevoli del mondo. Facile è sentirsi chiamare dal cameriere “Mi Amor” – soprattutto se si è una persona anziana. Frequentissimo è sentirsi rispondere alla richiesta di qualcosa “con mucho gusto”  oppure “ a la orden”, proprio a dimostrazione di grande disponibilità.

 

Tirare le somme di questo viaggio mi è difficile. A distanza di 4 mesi ancora non riesco a sentire se mi è piaciuto oppure no… Forse la particolarità di questa esplorazione rimarrà nell’incertezza proprio perché in essa si cela il misterioso fascino, colto o no, di questo posto.  Allora decido che non tutto per forza deve avere un’entità netta e definita, non tutto ha bisogno di essere bianco o nero -  ma che ci sono altre mille sfumature che nella loro particolarità sono altrettanto complete…

Concludo semplicemente scrivendo qualcosa che durante il viaggio mi sono sentito spesso dire, senza svelare il significato, ma con la convinzione che del tutto sbagliato, forse, non è....

 “El riesgo es que te quieras quedar”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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